Onorevoli Colleghi! - La storiografia ufficiale ha spesso sottovalutato il ruolo delle donne nella lotta di liberazione dal nazifascismo. Si è da diverse parti sostenuto che il loro ruolo era quasi esclusivamente quello di staffette, di semplice raccordo tra le diverse formazioni impegnate direttamente in battaglia. In molti casi, invece, esse svolsero compiti di primo piano come commissarie di guerra e come combattenti, pagando il loro eroismo anche con la vita: 35.000 furono le donne partigiane, 20.000 le patriote, 70.000 in totale quelle impegnate nei gruppi di difesa, 4.653 le donne arrestate e 2.750 quelle deportate. Tra di esse 512 svolsero le funzioni di commissario di guerra e 2.900 furono fucilate o caddero in combattimento.

 

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      Fu una lotta non soltanto contro il fascismo e per la liberazione dell'Italia, ma anche per l'emancipazione e per la conquista dei diritti delle donne, il cui risultato primo furono la Costituzione italiana e il riconoscimento del diritto di voto.
      La presente proposta di legge si prefigge di riconoscere alle donne il giusto tributo per l'impegno profuso nella lotta di liberazione nazionale, promuovendo, specialmente tra le giovani generazioni, le figure più rappresentative di donne combattenti; prevede, altresì, l'organizzazione di manifestazioni pubbliche e convegni per la celebrazione del loro importante contributo, anche attraverso la produzione di documentari e di pubblicazioni dedicati alle loro gesta e alle loro attività.
      Essa dispone, inoltre, la costruzione di monumenti commemorativi delle partigiane combattenti medaglie d'oro al valor militare nei luoghi di nascita e di morte: si intende così celebrare la memoria della partigiana bolognese Irma Bandiera, che fu prima staffetta del 7o GAP e poi audace combattente, seviziata dai fascisti per sei giorni e poi uccisa per non aver svelato i nomi dei suoi compagni; dell'emiliana Ines Bedeschi, catturata durante una missione e trucidata dai nazifascisti; della veneta Livia Bianchi, che, pur essendole stato offerto di non morire, volle seguire la sorte dei suoi compagni; di Gina Borellini, che sfuggì diverse volte alla morte e che rifiutò di essere soccorsa durante un combattimento per permettere agli altri di scappare, poi deputata durante la I, la II e la III legislatura; della romana Carla Capponi, poi parlamentare del PCI, che partecipò all'attentato di via Rasella a Roma; della friulana Cecilia Deganutti, catturata dai tedeschi e poi trucidata nel campo di concentramento di San Sabba; dell'emiliana Gabriella Degli Esposti, torturata mentre era incinta con metodi atroci e poi passata per le armi insieme ai suoi compagni sul greto del Panaro a San Cesario; della cattolica Anna Maria Enriquez Agnoletti, seviziata per sette giorni e sette notti e poi fucilata; di Maria Assunta Lorenzoni, che militò tra gli antifascisti fiorentini e cadde a Firenze mentre cercava di fuggire da un interrogatorio, uccisa da una scarica di mitra; di Irma Marchiani, vice comandante del battaglione «Matteotti» della divisione Garibaldi «Modena», catturata dopo i combattimenti di Benedello e passata per le armi insieme ai suoi compagni; di Ancilla Marighetto e Clorinda Menguzzato, che militarono nel Tesino nella brigata «Gherlanda» della divisione «Gramsci», torturate perché tradissero i compagni rivelando il loro nome e poi uccise; di Norma Pratelli Parenti, tradita mentre induceva alla diserzione prigionieri di nazionalità straniera usati come truppe di completamento e per questo fucilata; di Rita Rosani, uccisa insieme ai compagni durante un rastrellamento dei tedeschi; di Modesta Rossi, trucidata a colpi di pugnale insieme al figlioletto più piccolo per non aver voluto dare informazioni ai nazisti, che cercavano il marito e altri partigiani; di Virginia Tonelli, dirigente comunista friulana, arsa viva alla Risiera di San Sabba; della toscana Vera Vassalle, che svolse un importantissimo ruolo di collegamento tra gli alleati e le forze partigiane; infine, di Iris Versari, sorpresa mentre si rifugiava in una casa colonica, che si diede la morte per salvare gli altri partigiani della sua banda.
 

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